lunedì 16 settembre 2013
TERRENI
Coltivare terre abbandonate
Riccardo Troisi | 13 settembre 2013 | 4 Commenti
La proposta di Marco Tacconi è semplice, ci sono tantissimi terreni agricoli incolti e abbandonati, perchè non sollecitare i proprietari che sono interessati a metterli a disposizione? Questi terreni potrebbero essere gestiti e utilizzati da qualsiasi persona o gruppo che voglia mantenerli produttivi. L’idea fondante è creare una rete di protezione verso aree degradate per arginare la perdita di terreni produttivi, ma anche l’incuria del proprio territorio, una delle cause principali di dissesti idrogeologici. Secondo i promotori del progetto non esistano terreni “improduttivi”. Ogni spazio privato e libero ha un valore che va oltre le valutazioni economiche. Ogni terreno merita protezione e cura. Il portale terraxchange.it cerca di trovare un coltivatore per ogni spazio agricolo disponibile. Marco Tacconi ha risposto ad alcune domande.
Come nasce terraxchange.it?
L’idea di nasce da un’esigenza personale dice Marco. Sono appassionato di agricoltura tanto che tutti i miei studi, scuole superiori e università, sono stati rivolti verso questo settore. Il mio sogno è coltivare il mio cibo. Purtroppo la mia famiglia non ha origini contadine e non ho avuto la possibilità di fare pratica. Tuttavia vedevo in giro moltissimi terreni abbandonati. E’ nata così l’idea di unire terreni abbandonati a persone che vogliono prendersene cura. Insomma questo portale l’ho pensato partendo da un bisogno che avevo. A questo si è aggiunta un forte aspetto sociale a cui tengo: Terraxchange potrà infatti essere utilizzato come punto di riferimento del mondo orticolo sociale. Nel sito stiamo aggiungendo un forum e una mappa satellitare in modo che si potrà contattare anche orti urbani già presenti e associazioni, creare eventi e censire gli orti privati presenti sul territorio. Non sarà solo un motore di ricerca ma una comunità coesa. Il sito è on line ma pensiamo di essere operativi per metà ottobre con la piattaforma definitiva.
Come avviene lo scambio tra coltivatori e proprietari?
Il sistema è semplice da spiegare. Il proprietario di un terreno incolto, improduttivo e con poco valore commerciale potrà metterlo a disposizione in modo automatico attraverso l’utilizzo del portale. In tempo reale tutti i cittadini interessato potranno vederlo direttamente attraverso una mappa satellitare o ricercarlo con l’uso dei filtri di ricerca. Noi forniamo al possibile gestore la mail del proprietario in modo che si mettano d’accordo. Nessuna delle due parti è vincolata o vincolante. Il proprietario può continuare a ricercare un acquirente vero. Allo stesso tempo il gestore, se si accorge di non voler più gestire il terreno, potrà lasciarlo senza alcun problema. Noi forniremo a tutti dei prestampati contrattuali che i nostri utenti potranno utilizzare per regolarizzare il rapporto. Il pagamento è in natura. Si paga l’uso del terreno attraverso gli ortaggi prodotti o, nel caso di impossibilità, il loro valore. I terreni sono geolocalizzati con le coordinate. Per cui Terraxchange potrà essere utilizzato in tutto il mondo già da subito.
Con la crisi il problema delle area agricole abbandonate sembra esser tornato all’attenzione della collettività, ne è prova il fiorire di orti urbani e non e l’occupazione delle terre da parte di giovani in agricoltura. Cosa pensi di questo cambiamento?
Credo che la famigerata crisi sia frutto dello scollamento totale dei cittadini con la realtà produttiva. La società non riconosce più l’agricoltura come risorsa fondamentale. L’economia basata su indici, percentuali, categorie e tassi non può dare soluzioni. La richiesta di lavori o passatempi più legati con attività reali è ciò che sta spingendo migliaia di persone a riavvicinarsi alla terra. La volontà di staccare con il monotono lavoro di ufficio per dedicarsi all’agricoltura è sintomo di una serie di momenti stressanti e insoddisfacenti che il lavoratore medio cittadino non è più in grado di sostenere. L’agricoltura è un mondo fisico, spesso duro, ma la grande soddisfazione nel vedere i frutti del proprio lavoro copre qualsiasi fatica provata. L’orto è una passione dilagante perchè permette di vedere i frutti del lavoro svolto. Dal seme al piatto. Sempre meno lavori cittadini permettono di mostrare l’intera filiera. Un operaio, una segretaria, un dirigente vedono solo un tratto limitato della catena produttiva. Un orticoltore, anche casalingo e improvvisato, vive ogni momento. C’è da non sottovalutare tutto l’aspetto “eco” che sta prendendo sempre più piede nelle masse: produrre il proprio cibo era, fino a poco tempo fa, un semplice hobby da pensionato. Ora sta divenendo un bisogno sentito da ogni classe d’età, di sesso e di estrazione sociale.
Come sostenete il vostro progetto?
Il progetto è sostenuto da un i iniziale investimento personale di tempo e denaro. Una volta operativo si auto-sosterrà attraverso e-commerce di prodotti per l’orto e oggettistica per esterni. Chiederemo un contributo se si vorrà pubblicare più annunci o se si vorrà mettere in vetrina qualche terreno. Sarà presente anche la possibilità di donare. In questo modo potremo utilizzare i proventi per organizzare eventi orticoli.
Chi sta lavorando su questo progetto?
I miei familiari, alcuni professionisti esterni ed amici. In realtà pensiamo a una gestione semplificata. Per iniziare è il modo più economico e facile. Nel caso prenda piede e trovassi dei collaboratori si potrà pensare a trasformare questo gruppo informale in associazione, cooperativa o altro.
Tags:agricoltura, Orti urbani
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