Clinton contro Obama: «Errori in Siria alla base dell’ascesa dell’Isis»
New York- I ribelli siriani andavano armati: non farlo è stato un errore che ha contribuito direttamente all’ascesa dei militanti islamici, l’Isis, in Iraq. Hillary Clinton critica così il presidente americano, Barack Obama. E lo fa in un’intervista a The Atlantic nella quale delinea la sua strategia di politica estera, in quella che potrebbe sembrare un’agenda per il 2016. L’ex segretario di stato, che non ha ancora deciso se scendere in campo o meno per la corsa alla Casa Bianca, si schiera anche con Israele, che «ha il diritto di difendersi.
Non ho alcun dubbio sul fatto che Hamas abbia iniziato il conflitto» e su Hamas cade la responsabilità degli eventi. E si dice preoccupata per il crescente antisemitismo, soprattutto in Europa, con più manifestazione contro Israele che contro la Russia. Pur evitando di biasimare Washington per la decisione di restare fuori dalla Siria, Clinton mette in evidenza come il non aver creato «una credibile forza da combattimento fra coloro che si sono opposti al presidente siriano Bashar al-Assad ha lasciato un vuoto che ora i jihadisti hanno riempito».
L’intervista è stata rilasciata prima che Obama concedesse il via libera a raid mirati in Iraq. Una decisione oggetto di critiche da parte dei repubblicani, che avrebbero preferito un’azione più decisa. Il senatore John McCain parla di risposta americana inefficace e troppo debole: l’Isis è una minaccia per la sicurezza nazionale americane e una minaccia terroristica internazionale. «Ci vogliono distruggere. Si stanno rafforzando» afferma McCain, sottolineando che a suo avviso gli Stati Uniti dovrebbe attaccare non solo l’Iraq ma anche la Siria. Gli fa eco la senatrice repubblicana, Lindsey Graham.
Obama ha sbagliato a non intervenire in Siria, dove l’Isis ha conquistato armi e addestrato militanti: «questo commander-in-chief - mette in evidenza Graham, non ha una strategia, non ha una visione». Difende Obama il senatore democratico Ben Cardin: il presidente - spiega - ha le mani legate dalle divisioni interne al governo iracheno e dalla contrarietà degli americani all’invio di truppe in Iraq. «Non c’è una soluzione militare americana al problema. La nostra missione - afferma Cardin - è limitata, non useremo le nostre forze armate per affrontare una cosa di cui dovrebbe prendersi cura l’esercito iracheno».
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