domenica 16 novembre 2014

LA CORRUZIONE DILAGA NELLA NOSTRA NAZIONE

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«SOCIETÀ ANONIME E CONTI ESTERI» L’IMPERO DI CLINI E DELLA COMPAGNA IL RINVIO A GIUDIZIO DELL’EX MINISTRO PER CORRUZIONE E LE RIVELAZIONI DI «REPORT»
Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
«Giuro di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». È la formula di rito pronunciata da Corrado Clini nel novembre del 2011 al Quirinale, al momento di ricevere la nomina a ministro dell’Ambiente del governo di Mario Monti. Una frase che però sembra stonare un bel po’ con la ricostruzione del suo operato fatta da Luca Chianca per la trasmissione Report di Milena Gabanelli in onda stasera.
Dice tutto il titolo del servizio: «Ambiente di famiglia». Dove per famiglia si intende quella formata dall’ex ministro Clini, ora rinviato a giudizio per corruzione, e la sua compagna Martina Hauser, finita anche lei nelle inchieste. Una coppia, secondo le rivelazioni di Report , legata non soltanto sul piano sentimentale e professionale, ma anche su quello degli affari.
Con epicentro sempre al ministero del quale Clini, con una breve parentesi da ministro, è stato potentissimo direttore generale: per 25 anni, dal 1984. Così potente che Alfonso Pecoraro Scanio, titolare dell’Ambiente nel secondo governo Prodi, racconta di non essere riuscito a privarlo di una briciola di potere. «Votammo un provvedimento in Consiglio dei ministri. Quando poi fu pubblicato scoprii che quel pezzo era scomparso».
Il potere del funzionario pubblico, un tempo socialista legato a Gianni De Michelis, ha una base solidissima: i soldi. «Da direttore generale», spiega Chianca, «finanzia oltre 300 progetti di cooperazione internazionale per 300 milioni di euro: dalla Cina all’Iraq, Stati Uniti e Brasile. Praticamente un’attività parallela a quella del ministero degli Esteri». Ma perché mai il ministero dell’Ambiente, in un Paese disastrato e senza risorse come il nostro, deve spendere all’estero tutti quei denari?
Spiega Milena Gabanelli: «Da anni tutti i Paesi industrializzati devono ridurre le loro emissioni di Co2. Se non ce la fai a ridurle nel Paese tuo, ti inventi qualcosa per andarle a ridurre in un Paese emergente». Tipo, appunto, l’Iraq. Lì arrivano ben 55 milioni. Tre dei quali, sostengono gli inquirenti, attraverso uno strano giro dall’Olanda a Dubai e alle British Virgin Island arrivano su due conti esteri. «Pesce e Sole di Corrado Clini e Augusto Pretner. Oltre un milione per il primo e 2 milioni per il secondo», precisa Chianca. Da qui le accuse di corruzione per l’ex ministro.
Chi è Augusto Pretner? Prima di finire nei guai insieme con Clini dirige uno studio di Padova che lavora a quel progetto iracheno. Ma soprattutto presiede la Dfs, società che ha sede anche in Cina e Montenegro. Non a caso, perché in quei Paesi la Dfs segue per conto del ministero dell’Ambiente italiano progetti finanziati dal medesimo dicastero di Clini. Il quale, un giorno, diventa addirittura azionista della società presieduta da Pretner.
E non da solo, ma insieme con la sua compagna Martina Hauser, che in tutta questa storia non è una semplice spettatrice: consulente e in varie occasioni a capo di progetti finanziati dal ministero. I due aprono a Londra una società anonima, la North Stroke. Con quella, nel 2009, entrano nella Dfs. Dopo un paio d’anni la North Stroke viene chiusa. Interpellato da Report su questa storia quantomeno curiosa, Clini ha fatto pervenire la seguente risposta: «Non ho avuto nessun vantaggio e nessun ruolo gestionale».
Fatto sta che la Dfs compare anche nel progetto della sede ecosostenibile del ministero dell’Ambiente cinese, costata ai contribuenti italiani 16 milioni. L’architetto si chiama Mario Occhiuto ed è il fratello (nonché socio in affari) del deputato di Forza Italia Roberto Occhiuto. Anche Mario fa il politico: si candida alle amministrative e diventa sindaco di Cosenza. Appena eletto nomina assessore all’Ambiente Martina Hauser. «Con Martina a Cosenza arrivano anche 450 mila euro dal ministero e tra i diversi incarichi spuntano le società che formano la Dfs», aggiunge Chianca.
Perché i soldi del ministero non finiscono solo all’estero: una parte resta in Italia. Per esempio, i 6,5 milioni del progetto «impronta ambientale». Progetto del quale Martina Hauser è il capo. E dove spunta come consulente di un paio di comuni che vi aderiscono una società di Pietro Lucchese.
È un imprenditore di Duino il cui nome, racconta Report , compare un giorno in un contratto preliminare per l’acquisto della villa di Duino dove passano le vacanze Clini e la compagna. L’immobile però viene acquistato da una società anonima con sede nello stato americano del Delaware, che fa capo proprio a Martina Hauser. Si chiama Blueberry ed è collegata a società montenegrine «riconducibili» a lei, dice Chianca. Fra queste la Co2 print, che assiste i soggetti finanziati dal ministero. Un esempio? L’università romana di Tor Vergata, che ha avuto un milione: 150 mila euro pagati per l’assistenza della Co2 print.




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