VIVISEZIONE, IL PD E LA MAGGIORANZA VOGLIONO "BISTURI LIBERO"
Mercoledì, 05 Febbraio 2014
Bocciato il decreto del governo: "Animalista"
VIVISEZIONE, IL PD E LA MAGGIORANZA VOGLIONO
Con i voti della maggioranza (Pd, Ncd e centristi) la commissione Affari sociali della Camera ha approvato il parere contrario, formulato dalla relatrice Maria Amato (Pd), al decreto applicativo dell'art.13 della legge di delegazione europea che recepisce la direttiva 2010/63 cosiddetta "sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici". Ma è un "no" per ragioni diametralmente opposte a quelle "animaliste", sostenute dall'on. Michela Vittoria Brambilla (Fi) e dai parlamentari di altri gruppi di opposizione (M5S e Sel, che hanno presentato pareri alternativi). Il parere Amato contesta infatti proprio le restrizioni ai test in vivo introdotte nell'art.13 dopo un lungo e approfondito dibattito parlamentare e la forte campagna delle associazioni di protezione animale. Secondo la commissione, dunque, il governo dovrebbe tornare alla direttiva "dura e pura", come chiede a gran voce la lobby dei vivisettori.
"Di base – ha detto in commissione l'on. Brambilla a nome del gruppo di Fi – c'è la ferma convinzione che la vivisezione sia dal punto di vista morale repellente in sé, opinione condivisa da molti pensatori e scienziati di varie epoche, e sia oggi, nel mondo dei chip, dei computer e delle colture cellulari, un relitto ottocentesco. La parte più avanzata della comunità scientifica – purtroppo non residente in Italia – pensa che dei test in vivo si possa largamente fare a meno già oggi e gestisce milioni di dollari investiti da enti pubblici e privati per farla scomparire del tutto dopodomani. Da noi invece, il passato non passa e il futuro non si afferma neppure se ha le sembianze del presente. Per pigrizia intellettuale, perché gli uomini-chiave del sistema sono gli stessi da quarant'anni, perché gli interessi economici in gioco sono enormi".
"Secondo punto: qui dentro – ha proseguito - cerco di non scordare mai di essere rappresentante del popolo sovrano. Il vecchio adagio "vox populi, vox Dei" non è sempre vero ed applicabile in una democrazia matura, ma quando si tratta di questioni etiche profondamente sentite dai nostri concittadini, credo sia giusto farsi umili ed ascoltare la loro voce. Il rapporto Italia dell'Eurispes pubblicato giovedì fotografa per l'ennesima volta un quadro da tempo consolidato. Neppure le polemiche strumentali delle scorse settimane, divampate in occasione dell'esame parlamentare di questo decreto, hanno sostanzialmente intaccato il granitico "no" degli italiani alla vivisezione: appena il 16 per cento si dice favorevole contro l'81,6 di contrari. Questo dovrebbe pur dire qualcosa a noi che siamo in Parlamento e stiamo esprimendoci su un decreto legislativo che non solo non cancella la vivisezione o – come preferisce dire qualcuno per non spaventare nessuno – la "sperimentazione animale", ma neppure recepisce appieno le poche restrizioni di buon senso introdotte dal Parlamento con l'art.13 della legge di delegazione europea".
Questo conduce al terzo punto: "Le restrizioni di cui parlavo sopra sono state votate dal Parlamento dopo un ampio e libero dibattito, al quale hanno partecipato il governo e tutte le commissioni parlamentari interessate. La maggior parte di queste restrizioni sono state introdotte fin dalla scorsa legislatura, nel 2012, e le lobby che vi si oppongono hanno fatto così bene il loro lavoro da bloccare il ddl comunitaria per il 2011 in Senato fino allo scioglimento delle Camere. Sono gli stessi che oggi vorrebbero addebitare agli "animalisti" la procedura d'infrazione aperta contro l'Italia per il mancato recepimento della direttiva... Non voglio divagare. Quelle restrizioni ora, per volontà dei rappresentanti del popolo italiano, sono legge, che attende solo di essere applicata, come chiede la bozza di parere che ho depositato a mia firma. Invece assistiamo al tentativo di usare quest'ultimo passaggio parlamentare per scardinare una decisione presa da queste Camere sei mesi fa, usando come grimaldello i pareri delle stesse commissioni che hanno votato la legge! Questo non è accettabile, né nel merito né dal punto di vista costituzionale!"
Mercoledì, 05 Febbraio 2014
Bocciato il decreto del governo: "Animalista"
VIVISEZIONE, IL PD E LA MAGGIORANZA VOGLIONO
Con i voti della maggioranza (Pd, Ncd e centristi) la commissione Affari sociali della Camera ha approvato il parere contrario, formulato dalla relatrice Maria Amato (Pd), al decreto applicativo dell'art.13 della legge di delegazione europea che recepisce la direttiva 2010/63 cosiddetta "sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici". Ma è un "no" per ragioni diametralmente opposte a quelle "animaliste", sostenute dall'on. Michela Vittoria Brambilla (Fi) e dai parlamentari di altri gruppi di opposizione (M5S e Sel, che hanno presentato pareri alternativi). Il parere Amato contesta infatti proprio le restrizioni ai test in vivo introdotte nell'art.13 dopo un lungo e approfondito dibattito parlamentare e la forte campagna delle associazioni di protezione animale. Secondo la commissione, dunque, il governo dovrebbe tornare alla direttiva "dura e pura", come chiede a gran voce la lobby dei vivisettori.
"Di base – ha detto in commissione l'on. Brambilla a nome del gruppo di Fi – c'è la ferma convinzione che la vivisezione sia dal punto di vista morale repellente in sé, opinione condivisa da molti pensatori e scienziati di varie epoche, e sia oggi, nel mondo dei chip, dei computer e delle colture cellulari, un relitto ottocentesco. La parte più avanzata della comunità scientifica – purtroppo non residente in Italia – pensa che dei test in vivo si possa largamente fare a meno già oggi e gestisce milioni di dollari investiti da enti pubblici e privati per farla scomparire del tutto dopodomani. Da noi invece, il passato non passa e il futuro non si afferma neppure se ha le sembianze del presente. Per pigrizia intellettuale, perché gli uomini-chiave del sistema sono gli stessi da quarant'anni, perché gli interessi economici in gioco sono enormi".
"Secondo punto: qui dentro – ha proseguito - cerco di non scordare mai di essere rappresentante del popolo sovrano. Il vecchio adagio "vox populi, vox Dei" non è sempre vero ed applicabile in una democrazia matura, ma quando si tratta di questioni etiche profondamente sentite dai nostri concittadini, credo sia giusto farsi umili ed ascoltare la loro voce. Il rapporto Italia dell'Eurispes pubblicato giovedì fotografa per l'ennesima volta un quadro da tempo consolidato. Neppure le polemiche strumentali delle scorse settimane, divampate in occasione dell'esame parlamentare di questo decreto, hanno sostanzialmente intaccato il granitico "no" degli italiani alla vivisezione: appena il 16 per cento si dice favorevole contro l'81,6 di contrari. Questo dovrebbe pur dire qualcosa a noi che siamo in Parlamento e stiamo esprimendoci su un decreto legislativo che non solo non cancella la vivisezione o – come preferisce dire qualcuno per non spaventare nessuno – la "sperimentazione animale", ma neppure recepisce appieno le poche restrizioni di buon senso introdotte dal Parlamento con l'art.13 della legge di delegazione europea".
Questo conduce al terzo punto: "Le restrizioni di cui parlavo sopra sono state votate dal Parlamento dopo un ampio e libero dibattito, al quale hanno partecipato il governo e tutte le commissioni parlamentari interessate. La maggior parte di queste restrizioni sono state introdotte fin dalla scorsa legislatura, nel 2012, e le lobby che vi si oppongono hanno fatto così bene il loro lavoro da bloccare il ddl comunitaria per il 2011 in Senato fino allo scioglimento delle Camere. Sono gli stessi che oggi vorrebbero addebitare agli "animalisti" la procedura d'infrazione aperta contro l'Italia per il mancato recepimento della direttiva... Non voglio divagare. Quelle restrizioni ora, per volontà dei rappresentanti del popolo italiano, sono legge, che attende solo di essere applicata, come chiede la bozza di parere che ho depositato a mia firma. Invece assistiamo al tentativo di usare quest'ultimo passaggio parlamentare per scardinare una decisione presa da queste Camere sei mesi fa, usando come grimaldello i pareri delle stesse commissioni che hanno votato la legge! Questo non è accettabile, né nel merito né dal punto di vista costituzionale!"
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