La vaccinazione antipolio
Questo è il quadro del regresso della poliomielite secondo Buchwald:
L'ultimo bambino tedesco affetto da poliomielite fu registrat
o nell'anno 1978: in seguito ci furono solo casi di paralisi come conseguenza della vaccinazione anti-poliomielite, detti polio da virus vaccinale o poliomielite post-vaccinale.
Da 16 anni [Ndr: scritto nel 1994] nessun bambino tedesco si ammala più di poliomielite: bisogna quindi chiedersi se la vaccinazione anti-poliomielite sia ancora necessaria visto che causa danni particolarmente gravi. Dopo anni di regresso della poliomielite, che da noi viene attribuito alla vaccinazione, fu chiesto di rivedere tale teoria, considerata ufficiale nel nostro paese. I casi di poliomielite, infatti, continuano a regredire in tutta Europa e non solo nei paesi con l'obbligo assoluto di vaccinazione (l'ex Ddr), ma anche nei paesi con l'obbligo indiretto (Germania), in quelli senza alcun obbligo (Scandinavia) e in paesi in cui sono effettuate solo alcune vaccinazioni anti-poliomielite (Inghilterra) [Buchwald 2000, p. 89]
___ Tornando alle conoscenze mediche non derivate da esperimenti su animali, c'è qualche altro esempio semplice ma significativo che si può citare?
Prenda il caso del diabete. Un tempo era una malattia rarissima. Viene per lo più dalla sovralimentazione. All'epoca pre-industriale, quasi solo i ricchi soffrivano di diabete, e anche di gotta, che viene egualmente da sovralimentazione e vita sedentaria. Lo hanno provato gli studi epidemiologici, come si chiamano quella fatti su una gran massa di persone, su intere popolazioni, anziché su casi individuali. Così durante l'ultima guerra mondiale, quando vennero a scarseggiare molti viveri, soprattutto i grassi - per esempio era quasi sparito il burro tanto caro agli inglesi -, allora improvvisamente il diabete è crollato in tutta l'Inghilterra, diminuito come per magia… Poi, finita la guerra, il diabete è tornato, insieme all'abbondanza del burro e dei viveri in genere. In India moltissimi muoiono di diabete tra i ricchi, i quali sono abituati alla carne, e pochissimi fra i poveri, che si nutrono quasi solo di riso e verdure.
Un'altra scoperta epidemiologica è stata fatta nel caso del cancro. Si era visto che in Giappone c'era pochissima incidenza di cancro al colon e al retto; ma quando i giapponesi si trasferivano in America, dopo qualche tempo sviluppavano anche loro il cancro, come gli americani. Perché? Perché in Giappone si nutrivano prevalentemente di pesce, ma dopo qualche tempo in America si mettevano a mangiare carne anche loro, e ciò valeva soprattutto per la nuova generazione di giapponesi, cresciuta in America. Questi sono ragionamenti basati sull'epidemiologia.
Ancora: in Africa si riscontra che le popolazioni costiere sono più soggette al cancro. Perché? Il fatto è che sulla costa sono più a contatto con la nostra civiltà e quindi fanno più ricorso all'alimentazione carnea, mentre all'interno di carne ne consumano pochissima. Con la logica è tutto chiarissimo.
[rif. Sulla epidemiologia e <<geografia>> del cancro vedi Croce 2000, pp. 180-187.]
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Dieta, salute ed epidemiologia
Recentemente sono stati annunciati (Corriere della sera, 12 giugno 2004) i risultati di uno studio epidemiologico, il <<China Project>>, cominciato negli anni 1980 tra i contadini cinesi, le cui abitudini alimentari non erano state ancora influenzate dalla dieta americana ed europea. In quelle zone il consumo di proteine di origine animale costituiva circa il 10% di quello attuale degli Usa e di molti paesi europei. […] L'incidenza di molte malattie degenerative, come quelle cardiocircolatorie, diversi tipi di cancro, diabete e obesità costituiva il 10% circa di quelle americane.
Ancora, è stato stimato da Tim Key dell'Università di Oxford, direttore di una grande ricerca epidemiologica, Epic, che sta esaminando le diete di mezzo milione di persone in 10 paesi in relazione all'incidenza del cancro, che la dieta viene subito dopo il tabacco come principale causa di cancro e, insieme all'alcol, è responsabile di quasi un terzo dei casi della malattia nei paesi sviluppati [Reaney 2004].
Nel 1982 Ruesch così commentava:
Malgrado il generale riconoscimento che l'85% di tutti i cancri è cusato da influenze ambientali, meno del 10% degli investimenti dell'Nci ( [National Cancer Institute] è dato alle cause ambientali. E malgrado il riconoscimento che la maggioranza delle cause ambientali è legata all'alimentazione, meno dell'1% degli investimenti del Nci è dedicato agli studi nutrizionali. E anche quella piccola somma dovette essere imposta all'Istituto per mezzo di uno speciale emendamento al National Cancer Act nel 1974 [NE, p.177]
Dal libro: "La medicina smascherata" di Hans Ruesch a cura di Marco Mamone Capria (pag. 79-81)
Vedi descrizione album: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.487939297950588.1073741838.469925656418619&type=3
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