lunedì 16 settembre 2013
Lecce: tasse ingiuste, si ammala Risarcita da Equitalia
Lecce: tasse ingiuste, si ammala
Risarcita da Equitalia
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di Francesco OLIVA
LECCE - Si ammala per colpa delle cartelle “ingiuste” sulla tassa della spazzatura e dei beni ipotecati per centinaia di migliaia di euro. Le condizioni di salute la costringono anche a chiudere la ditta. Comincia il calvario per un’imprenditrice di Lecce che, però, alla fine la spunta: il giudice condanna Equitalia e il Comune e scatta anche un risarcimento. Il verdetto dopo un’odissea durata cinque anni.
È l’ultimo esempio dello scontro tra cittadini e chi chiede il pagamento delle tasse. C’è chi inscena proteste plateali incatenandosi dinanzi alla sede di Equitalia. C’è chi, purtroppo, arriva a compiere gesti ancor più estremi dal nord al sud del Paese.
La storia, questa volta, è tutta salentina. È accaduto ad L.P., un’imprenditrice leccese di 38 anni attiva nella distribuzione di carburanti, che ha trascinato dinanzi ad un giudice di pace sia Equitalia sia il Comune di Lecce. Verdetto finale? Con una recente sentenza entrambi gli enti sono stati condannati a pagare un risarcimento di oltre 2mila euro all’imprenditrice per i danni morali subiti. E non finisce qui: non è escluso che, a breve, possano esserci altre richieste di risarcimento.
La storia parte qualche anno fa. Con due distinti ricorsi proposti alla Commissione Tributaria Provinciale contro il Comune, la donna impugna altrettante cartelle di pagamento riguardanti la Tarsu per lo smaltimento dei rifiuti per gli anni che vanno dal 2002 al 2008. Con due differenti provvedimenti emessi nei mesi di giugno e luglio 2009 dalla Commissione Tributaria viene sospesa l’esecutività di tali cartelle di pagamento. Nonostante la notifica di tali provvedimenti, la sede leccese di Equitalia, nel novembre del 2009, procede all’iscrizione ipotecaria su molteplici immobili e locali di proprietà della malcapitata contribuente per un valore complessivo di centinaia di migliaia di euro. Dopo tali illecite iscrizioni ipotecarie e, precisamente nell’ottobre di tre anni fa, Equitalia comunica all’imprenditrice di averle ipotecato le sue proprietà. È qui che comincia il calvario. Appena ricevuta tale comunicazione, a causa del forte stress emotivo, viene colta da un grave malore: perde coscienza e viene subito ricoverata all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Lo choc e il ricovero avrebbe costretto l’imprenditrice ad allontanarsi dall’attività per parecchi mesi con una lunga serie di guai fisici: attacchi di panico, disturbi d’ansia, tachicardia, insonnia e crisi di pianto. Tutto documentato.
È lì che la donna ha deciso di rivolgersi all’avvocato Francesco Dragone per fare luce sul comportamento del Comune e di Equitalia. Ora si è arrivati alla sentenza emessa di recente dal giudice di pace, Cosimo Ròchira, che ha stabilito la responsabilità del Comune di Lecce e di Equitalia spa per i danni subiti dalla malcapitata, condannando, in via equitativa, gli stessi enti a pagare all’imprenditrice la somma di oltre 2mila euro come risarcimento per le lesioni subite alla sua integrità psico-fisica. È il riconoscimento dell’illecito comportamento da parte di Equitalia e Comune.
Con tale sentenza, il giudice di pace, aderendo alla tesi difensiva dell’avvocato Dragone, ha recepito il principio secondo cui “il comportamento dell’amministrazione finanziaria e/o di un altro ente impositore contrario alla buona fede e alla correttezza, nonché ai principi costituzionali di buon andamento e imparzialità, lede gli interessi dei contribuenti che pertanto sono legittimati a chiedere il risarcimento della danno morale” in quanto “è notorio che subire una illegittima iscrizione ipotecaria sui propri beni comporta un’alterazione in senso negativo dell’organizzazione di vita quotidiana della vittima, comportando anche un’alterazione alla serenità personale e familiare dell’attrice”.
«È un risultato molto importante - tende a sottolineare l’avvocato Dragone - perché non è assolutamente facile ottenere da Equitalia un risarcimento del danno in quanto la signora lamentava “solamente” di aver subito un trauma. La causa è stata fatta perché la mia assititita ha ricevuto una lettera in cui le veniva comunicato l’iscrizione dell’ipoteca su tutti i suoi immobili che le ha provocato un forte stato di disagio. Il giudice di pace - conclude il legale dell’imprenditrice - ha così riconosciuto alla mia assistita un risarcimento a carico del Comune e di Equitalia che, nell’ambito della causa, hanno cercato di scaricarsi le responsabilità vicendevolmente”. Da lì, appunto, la doppia condanna.
Sabato 14 Settembre 2013 - 00:15 Ultimo aggiornamento: 19:28
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