martedì 27 agosto 2013
L'ITALIA NON VUOLE LA GUERRA
oto del diario
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Contro la disinformazione
facciamolo nostro e aderiamo all'appello di tanti..................................Sveglia! Quello che sta succedendo ad un passo dai nostri confini (in Siria, Egitto, ma non solo) è estremamente pericoloso. E richiede la nostra attenzione urgente perché riguarda molto da vicino la vita nostra e dei nostri figli”. Con queste parole si apre l’appello per la pace nel Mediterraneo e Medio Oriente promosso da Don Luigi Ciotti, Marco Vinicio Guasticchi, Beppe Giulietti, Flavio Lotti, Marco Mascia, Antonio Papisca, Savino Pezzotta, Ottavia Piccolo, Gabriella Stramaccioni e p. Efrem Tresoldi.
L’appello è stato pubblicato con grande rilievo in queste ore sul sito del Sacro Convento di San Francesco di Assisi www.sanfrancescopatronoditalia.it
“Chi più di noi può capire che qui nel Mediterraneo si sta forgiando il nostro futuro? Chi più di noi deve temere le conseguenze drammatiche delle stragi quotidiane di vite umane, delle atrocità e dei crimini che si stanno consumando lungo le sponde di questo mare?
Eppure la politica tace. E quando parla, nessuno se ne accorge. L’informazione è distorta, superficiale, frammentata. E anche la coscienza civile sembra disinteressata e disimpegnata.
Negli ultimi due anni abbiamo sprecato molte opportunità. La situazione è (sempre più) complessa, la nostra capacità di influenzare gli eventi è (sempre più) limitata, ma quello che possiamo fare va fatto, presto e bene.Non c’è più tempo per l’indifferenza e l’ipocrisia. Agire è difficile. Non farlo sarà catastrofico”.
Segue il testo completo dell’appello
Appello urgente per la pace nel Mediterraneo e in Medio Oriente Sveglia!
Non c’è più tempo per l’indifferenza e l’ipocrisia. Agire è difficile. Non farlo sarà catastrofico.
Sveglia! Quello che sta succedendo ad un passo dai nostri confini (in Siria, Egitto ma non solo) è estremamente pericoloso. E richiede la nostra attenzione urgente perché riguarda molto da vicino la vita nostra e dei nostri figli. Chi più di noi può capire che qui nel Mediterraneo si sta forgiando il nostro futuro? Chi più di noi deve temere le conseguenze drammatiche delle stragi quotidiane di vite umane, delle atrocità e dei crimini che si stanno consumando lungo le sponde di questo mare?
Eppure la politica tace. E quando parla, nessuno se ne accorge. L’informazione è distorta, superficiale, frammentata. E anche la coscienza civile sembra disinteressata e disimpegnata.
Certo, anche l’Italia sta vivendo una crisi difficile. Ma ignorare quello che sta accadendo a ridosso delle nostre frontiere, il sangue che sta scorrendo, la sofferenza che sta montando, le fratture che si stanno moltiplicando, le tensioni che si stanno intrecciando, non ci consentirà di uscirne.
E’ vero: l’Italia non può fare da sola. Ma se l’Onu è emarginata e l’Unione Europea balbetta disordinatamente la colpa è dei governi e, nella sostanza, delle forze politiche che li compongono e li sostengono. Per questo abbiamo innanzitutto bisogno di cambiare il nostro atteggiamento. E quello dell’Italia.
Negli ultimi due anni abbiamo sprecato molte opportunità. La situazione è (sempre più) complessa, la nostra capacità di influenzare gli eventi è (sempre più) limitata, ma quello che possiamo fare va fatto, presto e bene.
Abbiamo bisogno di capire cosa sta accadendo, di aprire un grande dibattito pubblico che consenta all’Italia di definire una proposta politica lungimirante e di trasformarla in politica europea. Serve una diffusa progettualità concreta che coinvolga cittadini, associazioni e istituzioni dalle città all’Onu. Abbiamo bisogno di mettere le istituzioni democratiche della comunità internazionale nella condizione di operare tempestivamente ed efficacemente per la risoluzione pacifica dei conflitti, il disarmo, la sicurezza umana e la costruzione della pace positiva. Abbiamo bisogno di agire concretamente senza dover ricorrere all’intervento armato che, al di là di ogni pur necessaria considerazione di carattere etico e giuridico, non potrebbe che causare ulteriori sofferenze e instabilità come dimostra la miope prassi degli ultimi vent’anni. Ma per questo serve una visione per il futuro e serve rinsaldare quei principi fondamentali che sono alla base della convivenza e che devono guidare l’azione politica a tutti i livelli: il ripudio della guerra, la condanna per ogni forma di violenza e di arbitrio, il primato della dignità umana, il rispetto del diritto internazionale dei diritti umani, il dovere di solidarietà con tutte le vittime. Non c’è più tempo per l’indifferenza e l’ipocrisia. Agire è difficile. Non farlo sarà catastrofico.
Savino Pezzotta, Don Luigi Ciotti, Flavio Lotti, Antonio Papisca, Marco Mascia, Marco Vinicio Guasticchi, Beppe Giulietti, Ottavia Piccolo, p. Efrem Tresoldi, Gabriella Stramaccioni
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