mercoledì 28 gennaio 2015

QUESTE PERSONE VANNO INCRIMINATE E CONDANNATE SUBITO


1. BANCO POPOLARE +21%, UBI +15%, BPER +24%, POP MILANO +21% E LA POPOLARE ETRURIA, LA BANCA CHE HA COME VICEPRESIDENTE IL PAPÀ DEL MINISTRO BOSCHI, ADDIRITTURA +66% –
2. IMMEDIATAMENTE ALLA VIGILIA DEL “BLITZ” SULLE BANCHE POPOLARI VOLUTO DA RENZI IL 20 GENNAIO, C’È CHI HA FATTO IL FURBO DA LONDRA E HA GUADAGNATO MOLTI SOLDI –
3. C’È UNA PRIMA RICOSTRUZIONE DEL FATTACCIO. LA BOZZA DEL DECRETO ERA AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO E UNA MANINA L’HA FATTA USCIRE IL 13 GENNAIO QUANDO A ROMA MOLTI LOBBISTI CE L’AVEVANO. E ORA ANCHE LA CONSOB VUOLE VEDERCI CHIARO –
4. AI BEN INTRODOTTI BASTAVA ANDARE ALLE PAGINE 22 E 23 PER TROVARE LA SVOLTA SULLE BANCHE POPOLARI. E DUE GIORNI DOPO SONO PARTITI GLI ACQUISTI A MAN BASSA IN BORSA – 5. SI È FATTO UN DECRETO. FORSE PER NON DELUDERE CHI ORMAI CI AVEVA PUNTATO MILIARDI? -

DAGOREPORT

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E adesso sono tutti – auguri! – alla caccia della gola profonda: quella che ha spifferato in giro la riforma delle banche popolari, facendo fare un sacco di soldi agli speculatori. Tanti soldi, eh. Ma proprio tanti. State tranquilli, la Consob ha acceso il suo faro. M5S e Adusbef, Assopopolari e il ministro Lupi stanno facendo il diavolo a otto. E come dargli torto?
Già prima dell’approvazione del dl Investment Compact il 20 gennaio, come segnalava Gerevini sul Corsera, «alcuni soggetti con base a Londra» avevano «creato posizioni anche rilevanti in azioni delle banche popolari». E tra le banche che hanno maggiormente beneficiato delle speculazioni londinesi (il Banco Popolare ha avuto un balzo del 21%, Ubi del 15, la Popolare Emilia del 24 e Banca Popolare di Milano del 21), «lo scatto più spettacolare è quello della Popolare Etruria e Lazio di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, il padre del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi».
Secondo il Fatto quotidiano, tenetevi forte, «in quattro giorni la Banca Popolare dell’ Etruria ha registrato un balzo del 66 per cento, nonostante i ripetuti stop alla negoziazione per eccesso di rialzo, mettendo fine così ad anni di profonde difficoltà che l’hanno portata sull’orlo del commissariamento. Nel gennaio 2010, un’azione valeva 10,69 euro, mentre il 12 gennaio scorso ha registrato il minimo storico: 0,358 euro».
E’ tutto chiaro?
Insomma: qualcuno ha passato in giro la notizia della riforma favorendo un sacco di operatori finanziari che hanno base a Londra – come l’amico del cuore di Renzi, il finanziere Davide Serra con il suo fondo Algebris – e beneficiando soprattutto la banca dove lavorano il padre e il fratello della ministra Boschi. E chi è quel qualcuno? si chiede giustamente Gerevini. «Come si è sviluppato l’iter tecnico che ha portato al varo di quel testo? Per quante mani è passato? Raramente un provvedimento legislativo ha avuto un impatto così immediato e violento su una parte del listino. E mentre la norma prendeva forma, a Londra qualcuno preparava le munizioni per la grande speculazione.»
In attesa che il faro acceso dalla Consob faccia un po’ di luce su tante questioni fondamentali, dai corridoi del Mise ci arriva qualche notizia interessante. C’è una caccia in corso, dicevamo, che è particolarmente spietata, visto che le nuove «Norme in materia di banche popolari», e dunque la gola profonda che le ha spifferate, sono nate proprio lì. Attenzione, però: all’inizio le norme bancarie non facevano parte dell’Investment Compact ma del ddl Concorrenza. Ed entrambi i testi avrebbero dovuto andare in Consiglio dei Ministri il 20 gennaio.
Bene. A scrivere, a blindare, a covare il ddl Concorrenza con grandissima gelosia era il gabinetto del ministro dello sviluppo economico, e in particolare colui che Federica Guidi ha confermato come capo della sua segreteria tecnica: Stefano Firpo. Firpo non è un uomo della Guidi, ma di Passera: è un quarantenne torinese e brillante, un ex London School of Economics che è stato l’ombra di Passera in Intesa San Paolo per molti anni e che è arrivato a Roma nel 2011, quando a Passera hanno affidato il Mise col governo Monti. Al Mise è rimasto con Flavio Zanonato. Oggi lavora con la Guidi.
Cambiano i ministri ma ormai è lui, dicono, la vera eminenza grigia del palazzo. Proprio Firpo ha partorito il decreto Destinazione Italia e i decreti Crescita 1 e 2, si è occupato di start-up, di agenda digitale, di Fondo centrale di garanzia e pagamenti della Pa. Non solo: ha curato, attenzione, anche i rapporti del ministero col Fondo monetario e la Bce, con la World Bank e con l’Abi, l’associazione delle banche italiane.
Insomma, è uno che di banche – e di banchieri – mastica parecchio, proprio come il suo mentore Passera, che il 31 gennaio a Roma presenterà un’Italia Unica che ai temi bancari è particolarmente sensibile. Quindi non poteva non sapere, il nostro Firpo, che la riforma delle popolari che stava scrivendo per Renzi sarebbe stata «altamente price sensitive», con effetti clamorosi a Piazza Affari.
Dicono al Mise che, infatti, il testo era blindatissimo. Così blindato che al Mef non ne sapevano nulla, e il buon Pier Carlo Padoan, benchè ministro dell’Economia, dormiva, sull’argomento, molti sonni profondi e tranquilli.
La blindatura era tale e tanta che le pochissime bozze distribuite ai piani altissimi del ministero guidato (si fa per dire) dalla Guidi erano “tracciate”, cioè erano state contraddistinte ognuna con qualche particolare differente, in modo da poter identificare a colpo sicuro la fonte di un’eventuale fuga di notizie.
Com’è possibile, allora, che molti lobbisti della capitale ne avessero già una bozza a disposizione il 13 gennaio? Ai ben introdotti bastava andare alle pagine 22 e 23 per trovare le nuove norme sulle popolari e sulle fondazioni bancarie, e poi muoversi sul mercato di conseguenza. L’hanno fatto.
Giovedì 15 gennaio, infatti, cominciavano gli acquisti da Londra. Venerdì 16 per le banche popolari era già allarme rosso. Lunedì 19, verso sera, Renzi annunciava ai senatori Pd che con l’Investment compact avrebbe trasformato le popolari in società per azioni. Il 20 gennaio il CdM approvava il decreto.
E la storia al momento finisce qui.
Lasciando a noi miseri parecchi dubbi che non hanno ancora risposta. Per esempio: chi, al Mise, ha fatto uscire la bozza? E’ già stata identificata la copia tracciata, e dunque la mano che l’ha ricevuta e distribuita? A chi l’ha data? E non è, forse, che la distribuzione a tanti beneficiari, sia pure molto selezionati, serviva a coprire qualche operazione più mirata e massiccia?
D’accordo, siamo incontentabili. Ma vorremmo sapere anche qualcos’altro. Per esempio: perché Palazzo Chigi ha spostato le norme sulle banche popolari dal ddl Concorrenza al dl Investment Compact? Forse il Concorrenza era in ritardo. Forse non sarebbe arrivato in Consiglio dei Ministri il 20 gennaio. Forse. E così infatti è stato. Ma perchè le banche, diteci, non potevano aspettare? Perchè è stato necessario fare questo po’ po’ di blitz? Matteo, rassicuraci. Non è perché i giochi, a Londra, erano già stati fatti, e per qualcuno era venuto il momento di passare all’incasso? No, vero?

PERCHE ARMARE UNA GUERRA A COSA SERVE


F-16 greco si schianta in base Nato: 10 morti in Spagna. Nove italiani tra i feriti
Il pilota era in fase di addestramento. E’ precipitato dopo il decollo. Stato Maggiore italiano: condizioni di due feriti in via di accertamento, altri lieve entità
ALBACETE - Dieci morti e tredici feriti, dei quali sette gravi: è il bilancio dell’incidente nella base aerea di Las Lanos, ad Albacete, dove è precipitato un F-16 greco mentre partecipava al programma di formazione di piloti della Nato. Lo si apprende da fonti del ministero della Difesa, citate da Tve. Anche nove italiani tra i feriti. Lo Stato Maggiore della Difesa italiana riferisce che per due di loro le condizioni sono in via di accertamento in ospedale, mentre gli altri hanno riportato ferite di lieve entità. “I familiari di tutto il personale coinvolto sono stati informati”.

Greek F16 Fighter Jet Crashes At Albacete… di bigcocomero
L’aereo da combattimento “è caduto al decollo”, ha precisato un portavoce della Difesa, aggiungendo di non avere ulteriori informazioni che permettano di confermare la morte dei due piloti, annunciata dagli organi di informazione spagnoli. L’F-16 greco stava effettuando esercitazioni nel quadro di un programma di formazione per piloti della Nato, il Tactical Leadership Programme (Tlp), quando “al momento del decollo, ha perso potenza e si è schiantato sull’area di stazionamento, urtando numerosi altri aerei e un hangar”.

STAMPARE EURO


La vera rivoluzione: stampare euro per cancellare il debito
Di Marcello Foa (blog Il Giornale)
Mettiamola in questi termini: la Bce stampa più moneta per permettere alle Banche centrali nazionali di comprare titoli di Stato, ovvero debito pubblico, con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (crescita del Pil) e lo scopo effettivo immediato di sgravare i bilanci delle banche private.

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In termini economici, il Quantitative Easing è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e sull’offerta. Un’aberrazione che però lascia intatta la vera catena che imprigiona le asfittiche economie occidentali: quella del debito.
Mi spiego: se la Ue e la Bce e la volessero davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in fondo ovvero non di stampare moneta per comprare debito ma di stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, accompagnando questo passo da misure altrettanto rivoluzionarie e benefiche come la simultanea riduzione delle imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche e magari varando investimenti infrastrutturali.
Pensateci bene: oggi l’Italia è già in avanzo primario ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi sul debito. Detto in altro termini: l’Italia è in una spirale da cui difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce, né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle riforme ovviamente strutturali.
Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum, eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il giubileo del debito.
Ipotizzate quesito scenario: taglio lineare di un terzo del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle società per un periodo di almeno 5 anni. Il momento sarebbe più che mai propizio, considerando che i tassi di interesse sono prossimi allo zero.
Basterebbe una semplice operazione contabile creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio solo sui titoli in scadenza).
Risultato: un boom economico paragonabile agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme. Le stesse banche private che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale.
La macchina, insomma, si rimetterebbe in moto.
A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente.
Meno debito, meno vincoli, più libertà, più mercato. Il problema è tutto qui.

PRESTO IN ARGENTINA


Presto in Argentina ci saranno le elezioni e Cristina de Kirchner non potrà essere rieletta. Malgrado i tanti candidati che contestano l'operato del suo mandato, i sondaggi dicono che Scioli, il suo candidato potrebbe vincere al secondo turno.
Il (povero?) Giudice Nisman ha denunciato il comportamento della Kirchner nella gestione di un accorso con l'Iran - la sua denuncia non sarebbe rimasta in piedi a lungo - ma con la sua morte (che sia stato suicidio o che no, per la storia non cambia) lo ha elevato al rango di vittima di un complotto del governo, e tutti i media hanno subito cambiato il loro slogan da "Je suis Charlie" a 'Yo soy Nisman'.
Ogni giorno si organizzano sempre più manifestazioni pubbliche, con sempre più gente. Stiamo aspettando che anche in Argentina arrivi qualcuno che esce dall'Ambasciata USA e comincia a regalare biscottini?
Come è cominciata:
Negli anni 1987-1988 l'Iran firmò tre accordi con la Commissione Nazionale Argentina per l'energia atomica. Il primo accordo iraniano-argentino prevedeva un supporto per convertire il reattore USA fornito al Centro di Ricerca Nucleare di Teheran (TNRC) che produceva un uranio altamente arricchito per trasformarlo in uranio a basso ( 19,75%) arricchimento, da fornire all' Iran.
Dicembre 1992: L'ambasciata americana a Buenos Aires informò il governo argentino che la continuazione dell'accordo di cooperazione nucleare Iran-argentino non era più accettabile per Washington.
A marzo 1992 l' Ambasciata Israeliana e a luglio 1994 il palazzo dell' AMIA ( fondazione ebrea) di Buenos Aires saltarono in aria presumibilmente per delle autobombe.
Sia gli investigatori indipendenti argentini che Charles Hunter (FBI) fin dalle prime indagini dimostrarono che entrambe le esplosioni, sulla base dei danni rilevati, non erano compatibili con la presunta teoria delle autobombe.
Contrariamente a tutte le prove materiali, il governo israeliano, la pressione esercitata da Washington e dall'allora Presidente argentino, Carlos Saul Menem, hanno sempre insistito sul fatto che le presunte autobombe erano state collocate dagli iraniani in collaborazione con Hezbollah.
Il procedimento giudiziario si concluse con un nulla di fatto fino a quando il Presidente Nestor Kirchner incaricò nel 2005 diede l'incarico al giudice Nisman di avviare una nuova indagine. Nisman strinse contatti con l' Ambasciata USA e con gli avvocati degli Stati Uniti, che si occupavano di indagini anti-terrorismo e con alcuni personaggi del SIDE argentino (il Segretariato di Intelligence).
Nel 2013 Nisman diede ordine all' Interpol di emettere mandati contro una miriade di notabili iraniani e di un libanese:
- Hashemi Rafsanjani, all'epoca Presidente dell' Iran
- Ali Akbar Velayati, all'epoca Ministro degli Esteri
- Ali Fallahijan, all'epoca Capo dell' Intelligence
- Mohsen Rezai, all'epoca Comandant della Guardia Rivoluzionaria
- Imad Mougnieh, all'epoca Capo del Servizio di Sicurezza Esterna di Hezbollah
- Ahmed Vahidi, all'epoca Comandante delle Forze "Al Quds" (Jerusalem)
- Mohsen Rabbani, ex Rappresentante diplomatico in Argentina
- Ahmad Ashagri, ex Rappresentante diplomatico in Argentina
- Hadi Soleimanpour, ex Ambasciatore dell'Iran in Argentina.
Il presidente Cristina de Kirchner ha messo in dubbio più volte la teoria della connessione iraniana (come anche alti funzionari USA che hanno pubblicamente messo in dubbio l'esistenza di prove su un coinvolgimento iraniano [James Cheek]) e hanno recente chiesto a Washington l'apertura di consultazioni con l'Iran per negoziare l'opportunità di costituire una "commissione per indagare sulla verità Iran -Argentina" composta da cinque giudici indipendenti, nessuno dei quali cittadino di uno dei due paesi.
Sia l'opposizione che la lobby ebraica si sono opposte a questo accordo.
Il Tocco Finale:
Presto in Argentina ci saranno le elezioni e Cristina de Kirchner non potrà essere rieletta, già si è manifestata una vasta polarizzazione dei candidati che contestano l'operato del suo mandato, ma i sondaggi dimostrano che Scioli, il candidato da lei sostenuto, potrebbe vincere al secondo turno.
Qui si inserisce il Giudice Nisman: E' quello che aveva denunciato che il Presidente Cristina de Kirchner aveva condotto negoziati segreti con l'Iran attraverso canali non diplomatici, con l'offerta di coprire il coinvolgimento dei funzionari iraniani negli attentati (contrariamente a quanto voluto dall'Interpol) in modo che l'Argentina avrebbe potuto cominciare a scambiare il suo grano con il petrolio dell'Iran, di cui aveva estremo bisogno. Nisman ordinò il congelamento di tutte le attività di Cristina de Kirchner.
La denuncia si basava su "presunte prove" fornite da Stiuso - che avrebbe avuto buoni contatti con il Mossad - uno dei capi della Contro-Intelligence del SIDE, recentemente licenziato, e da altri agenti sconosciuti.
I media di tutta l'opposizione hanno immediatamente fatto circolare ampiamente questa denuncia, ignorando che la comunicazione ufficiale dell' Interpol non era stata emessa su richiesta del governo argentino che non aveva chiesto di mettere un blocco contro gli iraniani.
La denuncia non ha una base giuridica se si volesse dimostrare l'"intenzione" di nascondere. La legge argentina, infatti, persegue l'atto e non l'intenzione e questo punto viene ignorato ancora dai media dell'opposizione.
Il giorno in cui il giudice Nisman è stato invitato dall'opposizione a comparire al Congresso, è il giorno in cui viene trovato morto nel suo appartamento.

Mentre la sua denuncia non sarebbe durata che pochi giorni, la sua morte (che sia suicidio o che non lo sia stato) lo ha elevato al rango di vittima di un complotto del governo, e tutti i media insistono su questo punto.
I social network hanno subito cambiato il loro slogan da "Je suis Charlie" a 'Yo soy Nisman' e ogni giorno si organizzano sempre più manifestazioni pubbliche, con sempre più gente.
Per il momento manca ancora qualcuno che esce dall'Ambasciata USA, comincia a regalare biscottini.
Mario

SVENDONO LA NAZIONE ALLA GERMANIA E AL POTERE MONDIALE E IL POPOLO GUARDA


Notizie

Altro passo verso la svendita dell'Italia. Renzi e le Popolari
Non se ne sentiva proprio il bisogno, ma con il decreto sulle Popolari il governo Renzi ha dato l’ennesima conferma di seguire una agenda che non fa gli interessi degli italiani (neanche lo avessero eletto, poi!) ma “altri” interessi, internazionali, europei, globalizzanti. Con l‘abolizione del voto capitario, cioè del principio che ogni azionista ha diritto ad un voto, indipendentemente dalla quantità di azioni possedute, si apre la porta di fatto ad acquisizioni di pacchetti di maggioranza che permettano il controllo completo di tali istituti. Analogamente a quanto già fatto per le municipalizzate, in cui l’obbligo di quotazione espone tali società a scalate e spostamento (verosimilmente all’estero) del pacchetto di controllo.
Per le popolari, infatti, bastava che i dipendenti, di solito anche soci detentori di quote azionarie, partecipassero alle assempblee per rendere impossibile l’acquisizione del controllo, anche a fronte di forti esborsi di capitali. Infatti, all’annuncio del decreto (ma perchè un decreto poi? Il governo aveva paura di un sano e – perlomeno di facciata – democratico confronto in parlamento? Il potere legislativo non dovrebbe stare in parlamento? Mi sono perso qualcosa? Che urgenza c’era?) i mercati hanno reagito con forti acquisti su questi titoli: ad esempio il titolo della Banca Popolare di Milano ha “guadagnato” in una settimana il 15%, arrivando a superare il 20% immediatamente dopo l’annuncio del decreto.
Come già detto, Renzi sta osando molto più in là di Berlusconi, e chi ancora ragiona con gli schemi vecchi della “destra” e della “sinistra“non ha gli strumenti per comprendere l’attuale panorama politico.
PS: perchè non siamo d’accordo con queste cessioni di potere al di fuori dell’Italia? Non soltanto perchè, come sritto nel libro “Risvegliàti – E adesso cosa facciamo?“ con Monia Benini siamo convinti che solo un ritorno ad un potere locale, in periferia, vicino alla gente possa cambiare la situazione; ma anche perchè il modello bancario attuale, quello delle concentrazioni sempre maggiori (“too big to fail” – troppo grosso per fallire) va assolutamente contro gli interessi dell’economia reale e a favore della finanza pescecane.
Come ben spiegato anche nel documentario “Inside Jobs“, che cita il caso delle steeple banks, un esperimento di banche di credito cooperativo svedesi che, fin dal loro inizio, permettevano di avere come soci solo i cittadini la cui casa fosse visibile dal campanile (steeple) della città. Un criterio di facile applicazione che troverebbe una sua ragione d’essere anche ai nostri giorni, dove ormai si è perso ogni valore del rapporto personale fra chi deposita, che gestisce e chi necessita del prestito, permettendo speculazioni e operazioni (vedi MPS, tanto per restare in Italia) che, col servizio di intermediazione bancaria, non hanno più niente a che vedere
Non se ne sentiva proprio il bisogno, ma con il decreto sulle Popolari il governo Renzi ha dato l’ennesima conferma di seguire una agenda che non fa gli...
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